Racconti

BROTHERS AND SISTERS

Parcheggio, tiro il freno a mano, sto per chiudere i finestrini quando sento una voce da fuori “Ciao fratello, ciao mamma”. Un ragazzo africano ci sorride. Io e mia madre ci guardiamo. “Sono uscita senza borsellino” mi fa lei, allora cerco qualche moneta in macchina ma non la trovo. “Aspetta, fammi scendere”. Chiudo i finestrini. Mia madre si dirige verso il mercatino di Campagna Amica dove aveva dimenticato una busta di mandarini. “Ciao mamma” Lui la saluta come fosse sua madre poi mi guarda speranzoso e timido. “Facciamo colazione?” Dico io “Si!” Risponde lui. Con la voce ne ha detto solo uno ma con la testa continuava a dire si si si si si. Entriamo nel bar. Lui sta dietro e aspetta che io ordini per primo. “Un cannoncino per favore, vuoi una pasta?” “Si” stavolta testa e voce vanno all’unisono, credo si stia tranquillizzando. “Un cappuccino?” Sorride “si, grazie fratello”. Lui mette zucchero bianco, io quello di canna “dicono che faccia meno male”. Sorride, non ci crede tanto nemmeno lui. “Di dove sei?” “Nigeria”. “Vivi qui” “no a Selargius da due anni” “e cosa fai?” “Niente! Io sono ingegnere, lavoravo in Libia e poi andato via per guerra. Tu?” “Io sono un attore” “muratore?”. Rido e quasi mi vergogno perché penso che il mio non possa nemmeno essere definito lavoro. “Attore, faccio film, spettacoli” “artist?” “Yes, i’m an actor” faccio io. Lui sgrana gli occhi sorpreso “you speak english?” “Yeah” rispondo all’americana come se valesse di più, e continuiamo la nostra conversazione in inglese. Parliamo di religioni “we are all brothers and sisters” dice lui, di razzismo “qui a Monserrato, Selargius e Quartucciu, no rassismo” “Meno male” faccio io “il razzismo nel 2015? Ancora?” Lui sorride “no du neristi a mei” questo non l’ha detto, ma l’ho capito io. “Siamo tutti fratelli e sorelle” sorrido e sorseggio il cappuccino “E quindi ti sei fatto 2 anni di vacanza in Sardegna?!” Ride molto “si vacanza!! 2 anni vacanza ahahah” è simpatico. Vuole andare in Germania da sua sorella così potrà riprendere a lavorare. È un appassionato di cinema e mi augura di avere molto successo. “Tu sei bravo, tu bravo attore” “è bravo è bravo” aggiunge Antonio da dietro il bancone. Sorrido. Arriva il momento dei saluti, mi da un cinque forte come si fa tra coetanei. Ha 3 anni più di me, è laureato in ingegneria, va a correre tutti i giorni, non lavora da due anni, è dovuto scappare dalla sua terra per via della guerra e ha uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto. “Grazie fratello” mi dice guardandomi dritto negli occhi “ciao, in bocca al lupo… good luck!” “Grazie, anche a te fratello!”. È bello quando mi chiama fratello. Non è come quei rapper su MTV, sembra che ci creda sul serio che siamo fratelli. Torno in macchina, mia madre è già lì che mi aspetta. “Ciao mamma, grazie mamma” fa lui da lontano. Mia madre sorride e saluta con la mano, felice. In macchina le racconto in breve il dialogo con… Cavolo non so come si chiama. Lo ribecco al semaforo, lui attraversa la strada. “Non mi hai detto come ti chiami?” Lui sorridente “maikel, michele” “io sono Jacopo, buona giornata” “grazie, anche a te” si sporge “ciao mamma!” Poi di nuovo a me “Grazie fratello!” fa un mezzo inchino e prosegue verso Selargius con la sua busta. Io guido e penso “we are all brothers and sisters”… Poi mi giro verso mia madre “Oh Mà, non è che mi devi dire qualcosa?” “che cosa?” “Eh boh fiara tottu s’ora ciao mamma, grazie fratello…” Ride. Però non mi ha risposto.

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