I NUMERI DELLA MIA VITA
A 1 anno ho iniziato a camminare.
A 2 anni parlavo.
A 3 anni facevo la pipì da solo.
A 4 anni curiosavo.
A 5 ho fatto la primina perché volevo fare i compiti come mio fratello.
A 6 anni ho iniziato a giocare a calcio alla Sirio e mi sono innamorato di Benedetta ma lei non lo sapeva.
A 7 anni per strada trovavo soldi, gettoni e siringhe.
A 8 anni ho smesso di fare i compiti esattamente come mio fratello e la maestra Orrù mi prendeva a sberle e sfilava il parmigiano dal panino con parmigiano di Andrea P.
A 9 anni giocavo a wrestling sotto i portici del CEP con Riccardo e Andrea. Hulk Hogan, Andre the Giant e Tatanka erano i nostri preferiti, solo che noi ci spistiddavamo (cadevamo rovinosamente) sul cemento.
A 10 anni son tornato a casa con Whisky, un pastore maremmano più alto di me di 20 cm per la felicità di mia madre.
A 11 anni ho dato il mio primo bacio al Cinema Nuovo Odeon mentre davano Aladdin e ho iniziato a fumare le Kim verdi che Marco aveva rubato a sua madre.
A 12 anni tutti avevano i peli tranne me ed ero il più basso della classe.
A 13 anni i professori suggerivano per me il Liceo Artistico, ma decisi per i Periti Aziendali perché c’era mio fratello ed era vicino a casa.
A 14 anni il mio allenatore mi chiamava Fulmine per sottolineare la mia manifesta lentezza e Cecio lanciava un pallone da Basket in aria e se lo faceva ricadere in testa senza battere ciglio.
A 15 anni gruppi di teppistelli mandavano il più piccolo in avanscoperta: “mi hanno detto che hai picchiato mio fratellino in Piazza Giovanni” e non c’era una risposta giusta per evitare uno schiaffo, ormai lo mettevi in conto.
A 16 anni ho iniziato a studiare teatro e andavo a ballare da Rebecca sperando di cuccare ma non mi si filava nessuno. Solo una certa Simona iniziò a baciarmi per poi chiedermi “ma tuo padre è un primario?” “No” “Ah scusa, ho sbagliato Jacopo”.
A 17 anni ho fatto il provino per diventare animatore turistico e ho smesso gradualmente di giocare a calcio.
A 18 anni ho smesso di fumare e facevo l’animatore turistico, davo del tu a signore settantenni che mi stringevano forte mentre ballavamo il valzer in balera, lavoravo 16/18 ore al giorno e mi pagavano 600 mila lire lorde… vitto e alloggio pagato però!!!
A 19 anni mi sono diplomato, pulivo un teatro e attaccavo le locandine della stagione teatrale in cambio di seminari di recitazione.
A 20 anni ho vinto un premio come miglior animatore turistico al Serena Majestic di Montesilvano (PE) e lavoravo saltuariamente con un geometra per potermi pagare altri seminari di recitazione.
A 21 anni ho smesso di fare l’animatore. Sono andato all’Anfiteatro Romano di Cagliari a vedere Grease, durante lo spettacolo ho detto a Stefania “scommetti che fra due anni ci faccio uno spettacolo qui dentro?”. Tiziana mi diceva che avevo la faccia da cinema e io ridevo.
A 22 anni ho vinto un premio come miglior cabarettista emergente e ho partecipato alla trasmissione Come il Calcio sui Maccheroni con i Lapola.
A 23 anni ho fatto uno spettacolo all’Anfiteatro Romano di Cagliari e Stefania era sul palco con me.
A 24 anni sono andato a vivere a Roma e ho investito tutti i soldi che avevo guadagnato per pagarmi gli studi e gli affitti.
A 25 anni studiavo a testa bassa e tornavo in Sardegna ogni 3 settimane, rigorosamente in nave per la paura di volare.
A 26 anni ho portato Signor Tonino sul palco dello Zelig e il pubblico ha riso un sacco. Dopo due anni di studi romani ho iniziato a lavorare come attore in sitcom e serie TV, ma volevo fare cinema.
A 27 anni vivevo in una stanza grande poco più del mio letto, con i muri scrostati dall’umidità e un intenso odore di muffa. 450 euro tutto compreso… in nero ovviamente. Pensavo di aver sbagliato tutto e che forse sarei dovuto rimanere in Sardegna a godermi quello che avevo, altro che cinema.
A 28 anni vivevo a NY e capivo che “how are you?” valeva come un ciao e che a nessuno gliene fregava veramente di come stessi.
A 29 anni ho iniziato a chiedermi che senso avesse la vita, ho imparato lo spagnolo e ho girato il mio primo cortometraggio a Puerto Rico.
A 30 anni ho girato un cortometraggio su me stesso che iniziava a chiedersi che senso avesse la vita. Poi mi è arrivata la chiamata di Paolo mentre ero in macchina e giravo intorno a Piazza del Carmine in cerca di parcheggio “Ti abbiamo preso, sarai Matzutzi!”, ho risposto con voce ferma e con controllato entusiasmo, ho fermato la macchina e ho lasciato scendere tutte le lacrime che conservavo da anni nel serbatoio della felicità.
A 31 anni facevo Cinema e ho presentato L’Arbitro al Festival di Venezia .
A 32 anni portavo il film in giro per il Mondo. In Messico e in Argentina lo presentavo in Spagnolo, a NY in inglese e a Ghilarza in Sardo.
A 33 anni ho capito che avevo bisogno di migliorare la qualità della mia vita e ho deciso di tornare a vivere a Cagliari, mangiare ricci, passeggiare al mare tutto l’anno e stare vicino alla mia famiglia.
A 34 anni ho scelto di fare entrare nella mia vita Brie (il mio cane) e non me ne sono ancora pentito. Ho perso tanti amici e riflettuto nuovamente sul senso della vita e su quello della morte.
A 35 ho capito che ogni anno della mia vita è stato fondamentale per quelli successivi, anche quelli più bui. Ogni anno è un pezzo di me. Ho capito anche che col tempo sto diventando logorroico.
A 36 ho girato il mio primo film da protagonista “L’Uomo che comprò la Luna”. Ho mangiato una cotoletta di Lama insieme a una signora andina che mi guardava con le sopracciglia alzate aspettando di vedere la mia reazione.
A 37 anni ho deciso di tornare a Teatro con uno spettacolo nuovo e ho girato tutto il mondo per presentare il film girato l’anno prima.